Velazquez _ Il suo terzo viaggio in Italia
30 Marzo – 01 Luglio 2001
Comitato scientifico:
prof. Fernando Checa, Direttore del Museo del Prado;
prof. Felipe Garín, Direttore dell’Accademia di Spagna a Roma;
prof. José Milicua;
prof. Pita Andrade;
dott. Salvador Salort.
Roma – Palazzo Ruspoli (134.331 Visitatori)
Catalogo Electa
L’esposizione “Velázquez” e’ stata organizzata nell’ambito dei sempre più proficui scambi culturali tra la Spagna e l’Italia che hanno già dato vita alle grandi mostre su El Greco a Palazzo delle Esposizioni e su Goya a Palazzo Barberini.
Mai mostra ha avuto un più illustre inizio: il 29 settembre 1998, durante la sua visita ufficiale in Italia, S.A.R. Juan Carlos I Re di Spagna espresse nel discorso alla Camera dei Deputati il suo desiderio di veder realizzata a Roma, nell’ambito degli accordi che si andavano redigendo tra l’Italia e la Spagna, una esposizione sulle opere di Velázquez.
Il “desiderio reale” ha trovato immediata risposta nei Ministri degli Esteri e dei Beni Culturali di entrambi i paesi e nella Fondazione Memmo che ne ha curato l’organizzazione nelle prestigiose sale del romano Palazzo Ruspoli.
Roma fu la terza città in ordine di importanza, dopo Siviglia e Madrid, nella storia di Velázquez; qui egli visse due volte, la amò moltissimo e la lasciò ogni volta con grande rimpianto; qui avvicinò la grande arte italiana della quale subì un influsso tale da modificare profondamente il suo modo di dipingere. La libera vita romana, ricca di spunti e di incontri artistici ed umani, lo cambiò come uomo e come artista, ed a Roma lasciò la parte più romana del suo sangue: il suo unico figlio maschio, Antonio Rodríguez de Silva.
Il pittore di Siviglia fece nell’arco della sua vita due viaggi in Italia: il primo tra il 1629 ed il 1631 fu uno di quei viaggi di studio considerati, all’epoca, indispensabili per la formazione di un giovane artista e lo portò da Genova a Venezia, dove studiò le opere di Tiziano e Tintoretto, e di lì a Firenze ed a Roma.
Nella Città Eterna soggiornò per quasi un anno nella contemplazione dei grandi artisti italiani, studiando e copiando i capolavori di Michelangelo e Raffaello in Vaticano, avvicinandosi all’ambiente artistico romano e frequentandone i massimi esponenti quali Pietro da Cortona e Andrea Sacchi.
Diversa motivazione ebbe, venti anni dopo, il secondo viaggio nella penisola di Velázquez ormai affermato pittore di corte, Soprintendente alle Opere dell’Alcazar ed Aiutante di Camera di Filippo IV; egli fu inviato dal sovrano in Italia per selezionare opere d’arte per l’arredamento e la decorazione del Palazzo reale a Madrid.
Questa volta la sua fama lo precedette ed egli, oltre ad impegnarsi, visitando le grandi collezioni romane, nella ricerca di opere dell’antichità classica da comprare o da riprodurre fu molto ricercato dalla nobiltà e dalla corte papale per le quali produsse alcuni dei suoi massimi capolavori.
Alcuni studiosi hanno sostenuto che il pittore visitò l’Italia una terza volta, ipotesi che, però, non è mai stata convalidata; Il terzo viaggio che la prossima primavera faranno le opere di Velázquez a Roma sarà, invece un vero e proprio “Terzo viaggio in Italia”.
Il progetto dell’esposizione presso la Fondazione Memmo è ambizioso, si intende infatti, dare una immagine generale dell’artista seguendolo nel corso della sua vita e consentendo ai visitatori di apprezzare l’evoluzione del modo di dipingere di Velázquez e dei mutamenti nella tecnica e nello stile.
Progetto ambizioso, abbiamo detto, perché Velázquez non fu un pittore particolarmente prolifico e perché oltre il 70% dei suoi quadri sono conservati al Museo del Prado del quale costituiscono parte del patrimonio fondamentale e, per molti versi, “inamovibile”. Inoltre, le opere del “pittore dei pittori” presenti in molte delle raccolte dei grandi musei del mondo e delle collezioni internazionali, vengono difficilmente spostate dalla loro sede dove costituiscono meta di visita degli studiosi e punto di riferimento di tutti i visitatori.
La sola possibilità, dunque, di raccogliere un insieme di quadri rilevante per quantità e qualità come quello che oggi si offre ai visitatori delle sale di Palazzo Ruspoli, era quella di riuscire ad elaborare ed organizzare un progetto scientifico di ampiezza e coerenza tali da indurre i proprietari, pubblici e privati, a superare ogni legittimo dubbio relativo all’opportunità di privare se stessi ed il loro pubblico di opere di così grandi importanza.
Per la prima volta hanno lasciato la loro collocazione nei grandi Musei del mondo e nelle più importanti collezioni private opere che sono capolavori assoluti, come il “Marte” e la “Villa Medici” del Prado; l'”Autoritratto” da Valenza, “La Cucitrice” da Washington.
Le opere di Velázquez sono ripartite da Roma esattamente lo stesso giorno, a distanza di 350 anni, in cui il sommo pittore spagnolo lasciò la città che tanto aveva amato e che l’aveva ricambiato sapendone subito riconoscere il genio.