La via Appia
Sulle ruine della magnificenza antica
Ideazione e Organizzazione scientifica:
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali
Soprintendenza Archeologica di Roma in collaborazione con:
Soprintendenza Archeologica della Puglia
Musei vaticani
Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma
Organizzazione: Fondazione Memmo
05 Febbraio – 29 Giugno 1997
Roma – Palazzo Ruspoli (30.000 Visitatori)
Lecce – Palazzo Memmo (25.330 Visitatori)
Catalogo Leonardo Arte
La mostra “Via Appia, sulle ruine della magnificenza antica” è nata su un iniziativa della Soprintendenza Archeologica di Roma ed è stata presentata sia alla Fondazione Memmo di Roma che, successivamente, a Palazzo Memmo a Lecce.
La Via Appia Antica, costruita da Appio Claudio nel 312 a.C., fu chiamata regina viarum in quanto considerata già in antico tra le più importanti vie pubbliche. Univa infatti Roma al Mediterraneo attraverso il porto di Brindisi dove giungevano mercanzie dall’Africa, dall’Egitto, dall’Oriente e dalla Grecia.
La mostra tratta appunto dell’Appia Romana e dell’Appia Pugliese e vuole essere un invito a considerare questa via come un unico straordinario monumento archeologico che attraversa tutta l’Italia meridionale.
Nella prima sezione espositiva, che prende in considerazione l’Appia Romana, si succedono nelle sale del primo piano di Palazzo Ruspoli sculture provenienti dai sepolcri e dai colombari e gruppi scultorei che ornavano le grandi residenze imperiali.
In particolare è esposto il materiale ritrovato nel sito della tomba di Claudia Semne (dei Musei Vaticani) e in quello della villa dei Quintili (del Museo Nazionale Romano). In mostra è stato ricostruito un colombario, prendendo a modello uno di quelli di Vigna Codini, dato che questa particolare tipologia sepolcrale è difficilmente visitabile. All’interno dell’ambiente sono inoltre esposti alcuni arredi dei colombari, ritratti e urne originali.
La documentazione che testimonia l’Appia Cristiana è di straordinario valore. Per la prima volta la Pontificia Commissione d’Archeologia sacra presenta una ricostruzione in plastico della basilica cruciforme recentemente scavata sulla via Ardeatina che modifica e rinnova la conoscenza delle prime presenze cristiane e dei successivi sviluppi dal IV al VIII secolo.
Nella seconda sezione espositiva, l’Appia Pugliese è introdotta dalla presentazione della V satira di Orazio che racconta del viaggio che Orazio stesso aveva compiuto lungo l’Appia Antica, da Roma a Brindisi.
La documentazione sulla Via Appia in Puglia riguarda Canosa Egnazia e il porto di Brindisi. Una serie di pezzi, rinvenuti nel porto, testimoniano i frequenti traffici antichi.
I grandi siti archeologici sono accompagnati dalle illustrazioni di quei pittori che nei secoli hanno disegnato questa sorprendente e straordinaria fonte di opere d’arte, fortemente ambite dagli antiquari.
Sono presenti in mostra, per la prima volta secondo una catalogazione sistematica, i disegni che il pittore romano Carlo Labruzzi fece, percorrendo la Via Appia da Roma a Capua alla fine del XVIII secolo (riprodotti dagli originali della biblioteca Sarti) e le illustrazioni, che pochi anni dopo accompagnarono la traduzione della satira di Orazio, tradotte da Annibal Caro.
E’ nelle intenzioni dei promotori e organizzatori della mostra far si che questa importante ricerca, oltre a interessare e incuriosire il pubblico che solitamente visita le esposizioni, possa sollevare e rendere nuovamente attuale, il problema dell’Appia Antica.
Dopo l’idea che Canova suggerì a Napoleone e cioè quella di creare un grande parco archeologico dal Campidoglio ai Castelli Romani, molte leggi sono state fatte e quasi un secolo fa fu realizzata la Passeggiata Archeologica.
Oggi il problema della salvaguardia e del restauro dell’intero comprensorio dell’Appia Antica va affrontato nella sua globalità.