Cristina di Svezia _ Le collezioni Reali
31 Ottobre 2003 – 15 Gennaio 2004
Roma – Palazzo Ruspoli (37.620 Visitatori)
Catalogo Electa
Comitato organizzativo:
Agneta Lundström
Direttore del Kunglig Husgerådskammaren (Collezioni Reali) Stoccolma; Commissario generale della mostra.
Barbro Bursell
Direttore del Livrustkammaren (Armeria Reale) Stoccolma, dello Skoklosters slott (Castello di Skokloster) e dell’ Hallwylska Museet (Museo Hallwyska), Stoccolma.
Solfrid Söderlind
Direttore del Nationalmuseum (Museo Nazionale), Stoccolma.
Magnus Olausson
Responsabile delle Slottssamlingarna (Collezioni dei Castelli) e Statens Porträttsamling (Galleria Nazionale Svedese dei Ritratti); Commissario della mostra.
Comitato scientifico svedese:
Magnus Olausson – Nationalmuseum (Museo Nazionale), Stoccolma
Lena Rangström – Livrustkammaren (Armeria Reale), Stoccolma
Ursula Sjöberg – Kunglig Husgerådskammaren (Collezioni Reali), Stoccolma
Ulf Cederlöf – Nationalmuseum (Museo Nazionale), Stoccolma.
Gunilla Torkelsson – Nationalmuseum (Museo Nazionale), Stoccolma.
Comitato scientifico italiano:
Claudio Strinati, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Romano.
Silvia Danesi Squarzina, Ordinario di Storia dell’Arte Moderna della Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Susanna Le Pera Buranelli, Sovraintendenza per i Beni Culturali del Comune di Roma.
Il 28 ottobre 2003, alla presenza delle LL.AA.RR. il re Carlo XVI Gustavo e la regina Silvia, è stata inaugurata, nelle sale di Palazzo Ruspoli, la mostra “Cristina di Svezia. Le collezioni reali”, contributo alla conoscenza e alla storia, omaggio ad un paese membro dell’Unione Europea, nel periodo in cui l’Italia ne assume per sei mesi la Presidenza. L’esposizione è stata curata dal Museo Nazionale, dall’Armeria Reale e dalle Collezioni Reali svedesi e organizzata dalla Fondazione Memmo.
Prima mostra in Italia dedicata alla Svezia, alle sue dinastie regnanti ed alle loro ricchissime collezioni. Attraverso una selezione di circa centocinquanta oggetti ha seguito l’evoluzione, tra il XVII ed il XVIII secolo, della storia e del gusto del paese scandinavo che i Romani chiamavano “ultima Thule”, proprio a significare l’ultima frontiera conosciuta del continente europeo.
Si tratta del periodo più ricco ed interessante della storia “moderna” della Svezia, i due secoli nei quali, uscendo da un prolungato medio evo, essa vide formarsi una forte identità nazionale divenendo una grande potenza politica, economica e militare.
Per gli italiani, e per i romani in particolare, i personaggi più significativi della storia della Svezia sono i due sovrani che aprono e chiudono questo periodo: la Regina Cristina (1644 – 1654) ed il re Gustavo III (1746 – 1792). Cristina di Svezia, la regina bambina che condusse la Svezia al termine della guerra dei Trent’anni ed alla pace di Westfalia, fu un sovrano forte e deciso, abdicò al trono, si convertì al cattolicesimo e visse a Roma segnando un’epoca con il suo carattere forte ed appassionato ed il suo profondo amore per l’arte e la cultura scientifica ed umanistica. Gustavo III, il re del “Ballo in maschera” di Verdi, sovrano dalla personalità complessa e spesso contraddittoria, amante dell’Italia e del neoclassicismo, creò lo stile neoclassico svedese e collezionò opere d’arte. Aveva anche una vocazione teatrale, scrisse drammi e disegnò scenografie e costumi. Interessato all’arte dei giardini ed all’architettura diede un nuovo volto alla sua capitale. Affascinato dall’epopea cavalleresca, organizzò tornei e caroselli, fu amato ed odiato fino al momento in cui venne ucciso nel corso di un fatale ballo all’Opera.
Tra questi due straordinari personaggi, due secoli fondamentali per la storia svedese.
Il padre di Cristina, Gustavo II Adolfo, cui è dedicata la prima sezione della mostra, portò la Svezia in Europa con l’impeto dei suoi invincibili eserciti, entrando di prepotenza nel grande scenario della guerra dei Trent’anni e divenendone uno dei protagonisti. Trasformò il suo paese, fino ad allora regno periferico dell’Europa settentrionale, in uno stato moderno dal punto di vista amministrativo e militare. La sua morte in battaglia portò sul trono la figlia Cristina di soli cinque anni; il suo piccolo abito di raso rosa, con il ritratto nel sontuoso abito a fiori, suggeriscono una immagine commovente di una bambina improvvisamente proiettata nel mondo del potere. La giovane regina venne educata alle responsabilità del trono da Axel Oxenstierna, cancelliere del regno e straordinario uomo politico che condivise con i suoi contemporanei francesi, Richelieu e Mazarino, e con lo spagnolo duca di Olivares, la gestione del potere politico in Europa. Ai generali svedesi si devono i successi militari ed i ricchissimi bottini di guerra che fecero confluire alla corte di Stoccolma una enorme quantità di opere d’arte appartenenti alle collezioni dei sovrani sconfitti: quelle di Massimiliano I, proveniente da Monaco, e di Rodolfo II, razziata a Praga. La sezione dedicata a queste opere, ora parte delle Collezioni Reali svedesi e del Nationalmuseum di Stoccolma, comprende alcuni celebri capolavori, tra i quali quali la Lucrezia di Cranach il vecchio, due dipinti di Arcimboldo (L’avvocato ed Il cuoco), oltre ad importanti raccolte di ceramiche italiane e di strumenti astronomici.
La giovane Cristina si dimostrava sempre più amante dell’arte, desiderosa di apprendere, e curiosa di tutto la scibile. Chiamò a palazzo i grandi studiosi del tempo – tra gli altri ricordiamo Cartesio che morì a Stoccolma – con i quali si intratteneva in dotte conversazioni, facendo della sua corte crogiuolo di ogni espressione del sapere. A diciotto anni Cristina venne incoronata regina e questo evento è il tema della sezione più spettacolare della mostra: la sontuosa carrozza con tiro di sei cavalli bianchi, che condusse la sovrana dal Palazzo alla Chiesa Grande e il baldacchino reale di velluto ricamato in oro ed argento. I ritratti di Cristina nelle vesti di Regina adorna delle insegne reali o nei panni di Minerva del nord, dea della sapienza e protettrice della cultura, accompagnano il visitatore fino al momento in cui, dieci anni dopo, la regina abdicò al trono, e si trasferì a Roma recando con sé una parte ingente della sue collezioni e di quelle della corona di Svezia.
A Cristina collezionista è dedicata la sezione successiva, con i quadri e le opere della raccolta della regina; capolavori quali La Venere con Adone di Tiziano, la Danae del Correggio, Venere che piange Adone di Veronese, testimoniano il suo particolare gusto per l’arte italiana.
Con la partenza di Cristina, le succederà sul trono il cugino Carlo X Gustavo. La storia della Svezia, ormai pienamente europea, viene scandita, nell’esposizione, dalla successione dei regnanti e dalle loro ricchissime collezioni.
Uno dei momenti più affascinanti della mostra è quello riferito al Tesoro Reale che i sovrani raccolsero nel corso dei decenni successivi con preziose coppe in agata, boccali in cristallo di rocca, scatole in avorio, oro ed argento, oggetti cesellati, smaltati e tempestati di pietre preziose, cammei, perle barocche. Ricchissimi gioielli, costumi di corte, sete preziose e ricami evocano il fasto barocco e rococò del Seicento e del Settecento.
Nel 1697 un tragico incendio scoppiato nel castello reale Tre Kronor, distrusse completamente la struttura antica di secoli dando l’avvio alla ricostruzione di una reggia più moderna che vide impegnati l’architetto Tessin e le maestranze del regno per circa trenta anni. Dalla Francia vennero chiamati gli artigiani, i pittori e gli scultori più noti che impressero al nuovo Palazzo Reale ed a tutta l’architettura di interni svedesi un chiaro stile rococò. I disegni di Tessin ed i quadri di Boucher, Lancret e Tiepolo parlano di questo periodo introducendoci al settecento svedese.
Attraverso una suggestiva sequenza di dipinti, documenti, abiti e gioielli si arriva al momento conclusivo della mostra con le due sale intitolate a quell’affascinante e controverso personaggio che fu Gustavo III, il re degli intrighi e della politica estera spregiudicata, l’intellettuale amante della letteratura, e dell’architettura, dell’archeologia e delle arti italiane, scrittore, uomo di spettacolo…
La sua “anticamera”, in pannelli di legno dipinti ed arredata con piccoli mobili e bronzetti neoclassici, ricostruita in mostra, rispecchia l’atmosfera del Palazzo Reale della fine del XVIII secolo; mentre la ricostruzione della scena del teatro di Drottningholm con i costumi e le scenografie d’epoca, parla dei drammi e delle commedie che il re, con uno straordinario talento, scrisse e mise in scena. Due armature dorate da torneo, con scudi dipinti, appartenenti al re e al barone Oxenstierna, illustrano quella passione per giostre e caroselli, scoppiata nell’Europa del settecento, che aveva contagiato il sovrano svedese. Infaticabile organizzatore di tornei, Gustavo III vuole con essi reintrodurre a corte “lo spirito eroico e la giusta ricerca dell’onore” che le letture dei romanzi cavallereschi e della Gerusalemme Liberata avevano risvegliato nella sua fervida immaginazione.
Instancabile viaggiatore, il sovrano svedese visitò l’Europa e l’Italia in particolare, appassionandosi agli scavi archeologici. Riscoprì l’amore per la pittura e completò la collezione reale, eredità dei genitori , con numerosi acquisizioni. L’ultima sala, dedicata a Gustavo III collezionista, contiene accanto ad opere importanti quali Giuditta ed Oloferne del Grammatica, Le tre Grazie di Rubens e della bottega, il Tributo della moneta di Bernardo Strozzi, quel capolavoro assoluto che è La giovane domestica di Rembrandt. Nel corso di un ballo, un colpo di pistola pose fine alla vita del re e con lui ad uno dei momenti più ricchi e creativi della storia svedese.