Conversation Piece | Part IV “Giant steps are what you take”
Yto Barrada, Eric Baudelaire, Rossella Biscotti,
Jörg Herold, Christoph Keller, Jakub Woynarowski
A cura di Marcello Smarrelli
16 dicembre 2017 – 18 marzo 2018
La Fondazione Memmo presenta Conversation Piece | Part IV, il nuovo appuntamento di un ciclo di mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente presenti a Roma o particolarmente legati alla città.
Gli artisti invitati in questa edizione sono sei: Yto Barrada (Mary Miss Artist in Residence presso l’American Academy in Rome per l’autunno 2017), Eric Baudelaire (borsista presso l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici), Rossella Biscotti, Jörg Herold (borsista presso l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo), Christoph Keller (borsista presso l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo) e Jakub Woynarowski.
Giant steps are what you take – sottotitolo della mostra – è ripreso dal verso di una canzone della band britannica The Police (Walking on the moon, 1979). È dunque l’atto del camminare come esercizio filosofico – i “passi” – il motivo d’ispirazione per Conversation Piece | Part IV.
Ogni artista può essere infatti considerato metaforicamente un “camminatore” che attraversa e percorre sentieri diversi. Tali percorsi rappresentano le multiformi ricerche e teorie che ogni autore porta avanti, rese manifeste attraverso studi, opere, mostre, e prendono forma attraverso diversi passaggi di stato che tendono, come in un processo alchemico, alla liberazione della luce, a una rivelazione, a un senso. Ognuno di questi aspetti costituisce un “passo” che ci aiuta a entrare nel pensiero dell’artista e nella sua poetica.
Il tema dei “passi” è stato declinato in maniera assolutamente personale da ogni artista: i lavori di Yto Barrada (Parigi, Francia, 1971) si presentano come maquette, fase intermedia di un percorso di produzione di opere che saranno presentate in una prossima mostra personale dell’artista al Barbican di Londra; il video di Eric Baudelaire (Salt Lake City, Stati Uniti, 1973) è frutto di vere e proprie promenade nei centri delle città europee, di cui sottolinea l’inedita presenza – estraniante e invadente – delle forze armate in assetto da guerriglia urbana; la scultura di Rossella Biscotti (Molfetta, 1978) riproduce i dodici passi che l’artista ha compiuto per molti mesi come esercizio fisioterapeutico, chiamando così in causa un elemento autobiografico; Jörg Herold (Lipsia, Germania, 1965) propone un intervento ambientale che, partendo dai 99 nomi attribuiti ad Allah, evoca un cammino iniziatico, un percorso ascensionale e spirituale; l’installazione di Christoph Keller (Berlino, Germania) riflette sottilmente sulla natura del momento che precede l’atto della creazione – il nulla – attraverso una presenza discreta eppure incisiva; Jakub Woynarowski (Cracovia, Polonia, 1982) compone infine sulle finestre di Palazzo Ruspoli che si affacciano su via del Corso un atlante di segni e simboli ricorrenti nelle diverse epoche, delineando così un percorso storico artistico fatto di corrispondenze inattese e misteriose che mettono in discussione le periodizzazioni cui siamo abituati e il ruolo dirompente delle avanguardie.
Tutte le opere sono state realizzate appositamente per la mostra o riadattate per gli spazi espositivi della Fondazione Memmo – configurandosi così di fatto come lavori inediti.
Jakub Woynarowski
Characteristica Universalis, 2017
Courtesy of BWA, Warsaw and z2o Sara Zanin Gallery, Rome
L’installazione di Jakub Woynarowski è stata realizzata appositamente per la facciata di Palazzo Ruspoli in occasione di Conversation Piece | Part IV – Giant steps are what you take, a cura di Marcello Smarrelli. Il titolo, Characteristica Universalis, rende omaggio al pensiero del filosofo e matematico Gottfried Leibniz, che cercò di individuare un linguaggio formale e universale espresso tramite una serie di simboli, concetti matematici, scientifici, architettonici e metafisici.
Si tratta di simboli di grande capacità evocativa stampati su pannelli a sfondo nero, a metà tra i codici esoterici e il linguaggio del graphic design: figure formalmente chiarissime e, insieme, enigmatiche che instaurano un dialogo attivo con i passanti.
Photo credits: Daniele Molajoli