Conversation Piece | Part I
Francesca Grilli, Josephine Halvorson, Rowena Harris, Isabell Heimerdinger, Thomas Hutton, Corin Hewitt, Tobias Kaspar, Jonathan Monk, Anna-Bella Papp, Eddie Peake, Calixto Ramírez, Su-Mei Tse
A cura di Marcello Smarrelli
10 febbraio – 4 giugno 2015
Video: Conversation Piece | Part I Youtube
La Fondazione Memmo presenta Conversation Piece | Part I, la prima di una serie di mostre dedicate agli artisti italiani e stranieri che hanno deciso di svolgere una residenza a Roma, in maniera autonoma o ospiti delle fondazioni, degli istituti di cultura o borsisti presso le Accademie straniere.
La mostra, a cura di Marcello Smarrelli, nasce dal desiderio della Fondazione Memmo di costituire un osservatorio permanente puntato sulla scena dell’arte contemporanea a Roma. Un panorama sorprendentemente attivo, quello dell’ arte contemporanea nella capitale, difficile da percepire per il grande pubblico, ma su cui domina l’incessante e cruciale attività delle Accademie e degli istituti di cultura stranieri, dove da qualche secolo completano la loro formazione nuove generazioni di artisti provenienti da tutto il mondo. Di queste realtà, ritenute vitali per il mantenimento e lo sviluppo di un tessuto culturale legato ai linguaggi visivi del contemporaneo a Roma, la Fondazione Memmo vuole essere l’amplificatore e il diffusore, attraverso questo ciclo di mostre e di altre attività ad esso collegate, quali talk, workshop e studio visit.
Per questo primo appuntamento gli artisti invitati sono: Francesca Grilli (borsista all’American Academy in Rome), Josephine Halvorson (borsista all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici), Rowena Harris (borsista alla British School at Rome), Isabell Heimerdinger, Thomas Hutton, Corin Hewitt (borsista all’American Academy in Rome), Tobias Kaspar, Jonathan Monk, Anna-Bella Papp, Eddie Peake, Calixto Ramírez, Su-Mei Tse (borsista all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici).
Il titolo del ciclo si ispira liberamente ad un particolare genere di pittura, originario dei Paesi Bassi e molto in voga in Inghilterra fra il XVII e XVIII secolo, che rappresentava gruppi di persone in conversazione o in atteggiamenti di vita familiare. La mostra, infatti, vuole porsi come un momento di confronto e di discussione sul lavoro di artisti, molto diversi, a volte anche distanti tra loro per ricerca, poetica e tecniche.
L’invito rivolto agli artisti è quello di condividere lo spazio di una fondazione privata nel cuore della città, all’interno di Palazzo Ruspoli, testimonianza tra le più significative del tardo rinascimento a Roma. Uno spazio particolarmente connotato dalla storia, ma anche dalla vita quotidiana che da molti secoli continua a scorrere con il succedersi delle nuove generazioni, dove gli artisti potranno riflettere insieme sulle modalità attraverso le quali costruire una mostra collettiva, trovare un possibile fil rouge che permetta ad ogni opera di relazionarsi e “conversare” con le altre.
Nella scelta del titolo vive anche una certa suggestione cinematografica, ispirata da uno dei film più famosi di Luchino Visconti, Gruppo di Famiglia in un interno (Conversation Piece), 1974, in cui si narrano le vicende di un professore che vive in un antico palazzo romano circondato dalla sua collezione di quadri raffiguranti ritratti di gruppi familiari, la cui vita intima viene completamente stravolta dall’arrivo di giovani e irrequieti inquilini al piano superiore. Una chiara metafora del confronto generazionale e del possibile e fruttoso scambio che ne potrà venire dal reciproco incontro, anche se non privo di complicazioni, resistenze e incomprensioni. L’idea di casa, di intimità, di confronto generazionale, di rapporto con la storia, di narrazione, di opera d’arte come manifestazione di un vissuto personale in una dimensione espositiva, la ricerca di un rapporto speciale con lo spettatore e con lo spazio, sono solo alcuni dei temi su cui abbiamo invitato questi artisti, momentaneamente fuori dalle loro sedi, a riflettere per la realizzazione delle opere in mostra.