Alessandro Magno – Storia e Mito
L’impresa di Alessandro il Macedone attraverso il suo tempo e oltre il suo tempo.
I Macedoni: I Greci del Nord
In collaborazione con il Ministero Ellenico della Cultura
21 dicembre 1995 – 21 giugno 1996
Roma – Palazzo Ruspoli (172.047 Visitatori)
St. Petersburg – Florida International Museum (700.000 Visitatori)
Comitato scientifico
CHIARA FRUGONI
Ordinario di Storia dell’Arte Medievale, Università di Pisa
ADRIANO LA REGINA
Soprintendente, Soprintendenza Archeologica di Roma
EUGENIO LA ROCCA
Soprintendente, Soprintendenza ai Musei, Gallerie, Monumenti e Scavi del Comune di Roma
CARLO PIETRANGELI
Direttore Generale dei Musei Vaticani
Catalogo – Leonardo Arte
E’ la prima volta che tante opere d’arte (144 pezzi), provenienti da ben 40 musei, collezioni e biblioteche italiani e stranieri (tra cui il British Museum di Londra, il Louvre, il Museo Archeologico di Istanbul, l’Ermitage di San Pietroburgo, ecc.) vengono presentate tutte insieme per raccontare, con un percorso tematico-narrativo, uno dei più grandi personaggi della storia.
I tanti oggetti – tra questi oreficerie, ceramiche dipinte, iscrizioni, monete, armi – presentati nella mostra I MACEDONI: i greci del Nord, che in contemporanea è presentata a Palazzo Ruspoli, costituiscono un formidabile “preambolo” alla Mostra su Alessandro che prende il via presentando proprio le “origini reali” del Macedone (nato nel 356 a.C.), con la ricostruzione della tomba di Filippo II, a Vergina.
Nel 1977 l’archeologo greco Andronicos, riuscì a trovare nella necropoli di Vergina, l’antica Aigai, capitale del regno di Macedonia, una tomba regale intatta, immediatamente riconosciuta come la tomba di Filippo II.
In essa, tra lo stupore incredulo ed ammirato degli archeologi e degli studiosi, furono recuperate le armi da parata del re (corazza, elmo, spade e schinieri) corone e cofani d’oro, vasellame in oro, argento e bronzo di rara finezza e poi i resti del rogo funebre con le armi personali di Filippo e i finimenti dei suoi cavalli, sacrificati con lui.
Proprio queste armi – le due spade, la punta e il puntale della sarissa (la lunga lancia tipica della falange), il morso dei cavalli – insieme con due stupefacenti vasi, tutto proveniente dalla tomba di Filippo, segnano l’inizio della prima sezione della mostra, realizzata con il coordinamento scientifico del prof. Antonino di Vita, Direttore della scuola Archeologica Italiana di Atene.
E’ la prima volta che tali materiali, considerati dai Greci tra i più simbolicamente significativi delle loro collezioni museali, vengono concessi in prestito ed esposti in Italia come prima mondiale.
La mostra su Alessandro Magno si articola in 11 sezioni:
Alessandro e le sue regali origini macedoni; l’immagine del sovrano; Alessandro e il suo mondo artistico e culturale; la conquista (Alessandro e il suo scontro vittorioso contro i Persiani); i Persiani: il grande nemico; Alessandro fondatore di Alessandria e di una nuova concezione urbanistica; la Pax Alexandri (la pacificazione voluta e raggiunta da Alessandro tra Elleni e Persiani dopo secolari guerre); Alessandro e la spettacolare impresa alla conquista dell’Oriente, fino alle porte dell’India; l’apoteosi e la fortuna di Alessandro dopo la sua morte; Alessandro e la sua leggenda nel medioevo cristiano e nell’Islam.
Un magnifico ritratto di Filippo, l’immagine della madre Olimpiade – riprodotta in un medaglione d’oro – e testine – ritratto in avorio di Alessandro giovane (quest’ultima, inedita, rinvenuta in scavi recenti) fanno parte della prima sezione (le origini reali) che vuol essere quasi una ” presentazione ” di Alessandro e4 della sua famiglia.
“L’aspetto di Alessandro è ben visibile nelle statue di Lisippo” testimonia Plutarco “l’unico sculture, del resto, dal quale si sia fatto ritrarre.” E sono proprio i numerosi ritratti di Alessandro che illustrano la seconda sezione della mostra, “l’immagine del re”. Tra questi alcuni capolavori quali il ritratto provenienti dal Museo dell’Acropoli e quello di Ginevra.
Si è detto di Lisippo, l’artista al seguito del re; ma altrettanto sorprendente è per il grande pubblico, scoprire che tutto il mondo di Alessandro era popolato da grandi nomi della storia: Aristotele fu il suo pedagogo, Demostene ed Isocrate i grandi detrattori, Omero (o per meglio dire l’Iliade) un modello eroico da seguire, così come il filosofo Diogene.
Questo mondo è descritto in mostra con i ritratti dei vari personaggi e con citazioni letterarie tratte da testi di autori antichi che ne illustrano la storia in relazione al Alessandro.
Tra i capolavori più belli e più spettacolari portati a Palazzo Ruspoli vi è il mosaico pavimentale con la scena della “caccia al leone di Alessandro ed Efestione” proveniente da Pella.
S tratta di un pezzo di notevoli dimensioni, (mt 3.38 x 1.65) il cui delicato trasporto dalla Grecia a Roma e l’installazione a terra, in uno dei saloni più importanti di Palazzo Ruspoli, è stato di per sé un evento di eccezionale impegno tecnico ed organizzativo. Ricollocare a terra il mosaico è stata una scelta precisa della Fondazione Memmo che ha voluto riproporre al pubblico l’autentica visuale che in antico aveva il capolavoro (in genere nei musei i mosaici staccati sono presentati attaccati alle pareti).
La quarta sezione presenta la grande impresa del re: la spedizione contro i Persiani, la conquista del mondo achemeide e poi l’avventura, a ponte tra spedizione militare e d esplorazione, in Oriente, fino all’India.
Un’enorme e spettacolare carta geografica, sulla quale sono immediatamente ricostruita (diorama) una delle principali battaglie tra Alessandro e i Persiani, il Granico.
Dopo questa sezione che offre una visione d’insieme sulla conquista di Alessandro, le tecniche militari (la famosa e invincibile falange) e le armi dei Macedoni e dei Persiani, seguono le successive sezioni della mostra che vogliono mostrare alcuni aspetti delle culture e dei popoli incontrati dal Macedone lungo il suo trionfale cammino.
Il primo approfondimento tematico è sui Persiani, il grande nemico.
I Persiani, studiati tanto sui libri di scuola come avversari alle Termopili, sono in realtà poco conosciuti. Nella sezione a loro dedicata si vuole mettere in evidenza l’importanza della cultura persiana, la maestosità della capitale Persepoli, la raffinatezza dell’arte e delle scienze, attraverso materiali di eccezionale pregio prestati dal British Museum e dal Museo di Arte Orientale di Roma (alcuni mai presentati al pubblico) e una spettacolare scenografia che riproduce la suggestione di Persepoli e della grandezza persiana.
Il bellissimo affresco proveniente da Pompei con le nozze tra Alessandro e la principessa Statira, figlia dello sconfitto Dario II, segna quella parte dell’esposizione che è stata chiamata ” Pax Alexandri “, arricchita con la documentazione (anche attraverso epigrafi con decreti) della raggiunta pacificazione tra Greci e Persiani.
Alessandro continua ad avanzare verso Oriente, in quello che sembra essere più un viaggio verso la conoscenza, quasi da esploratore, che non una brutale conquista militare. Questa parte della mostra ricrea la suggestione degli ambienti conosciuti da Alessandro nel suo viaggio attraverso l’Oriente e alcune culture a lui coeve.
Alessandro è già leggenda da vivo, osannato dalle sue truppe, rispettato en temuto dai nemici, onorato dalle popolazioni vinte, considerato discendente di dei e figlio di Amon. Alla sua morte, Alessandro diventa un mito.
La tomba del re fu predisposta ad Alessandria e li si recarono in pellegrinaggio persino gli imperatori romani che si inchinarono alla grandezza di Alessandro, auspicandosi di riuscirne ad emulare le imprese e la gloria.
Alcuni notevoli ritratti di provenienza alessandrina documentano la sezione dedicata all’Egitto e ad Alessandria. Alessandro è anche visto in veste di faraone. Il racconto dell’individuazione probabile della sua tomba è documentato attraverso alcune recenti ed importanti attribuzioni archeologiche.
L’apoteosi e la fortuna di Alessandro, nona sezione della mostra, sono presentate con statue, ritratti e le bellissime gemme della Collezione Farnese che ritraggono il re assimilato a pan, ad Helios, a Zeus e ad Achille.
Le ultime due sezioni sono tra le più originali ed interessanti. Si tratta del mito di Alessandro raccontato nelle miniature, nelle stoffe, nei monili e negli arredi del medioevo cristiano e dell’Islam.
Il mito di Alessandro era diventato anche racconto popolare e poi letteratura che si arricchiva di nuovi episodi ed aneddoti fantastici con il passare dei secoli e il contatto con culture e religioni diverse.
Ebbene per la prima volta al mondo si raccolgono insieme un numero notevolissimo di manoscritti, ed altrettante miniature, relative al “Romanzo di Alessandro”.
Si è riusciti, grazie anche ai generosi prestiti delle più prestigiose biblioteche del mondo, a ricomporre uno stesso codice miniato, i cui fogli illustrati erano stati in tempi passati staccati per poter essere venduti con maggior profitto per il mercante.
La mostra si chiude con lo splendido piatto smaltato di produzione orientale che raffigura il mito dell’Ascesa al cielo di Alessandro.
Con il Medioevo finisce l’età dei mostri e dei miti, con gli splendidi e rari reperti medievali termina la splendida esposizione su Alessandro e su tutto ciò che ha contribuito a renderlo grande ed immortale nella storia.
MACEDONI. I GRECI DEL NORD
La mostra I MACEDONI, I GRECI DEL NORD, illustra la storia e la civiltà dei Macedoni dall’età del bronzo alla conquista della Macedonia da parte dei Romani, attraverso gli oggetti di uso quotidiano e di opere d’arte rinvenute.
E’ in Macedonia che è nata con Filippo II l’idea del panellenismo, ripresa in seguito da Alessandro Magno, suo figlio, e poi ancora dai suoi successori.
Così che a partire dalla Macedonia, i regni ellenistici e la cultura greca si sono impiantati in Asia, in India, nell’Africa Settentrionale, in Egitto e in Cirenaica.
La storia della Macedonia, così come noi la conosciamo oggi, non si apprende più unicamente sui testi antichi, ma anche dalle ricerche archeologiche. Queste ultime hanno permesso di conoscere non soltanto i periodi i più antichi di questa regione e i loro contatti con i Micenei, le culture geometriche ed arcaiche del Sud, ma anche e soprattutto le tombe reali di Vergina con i loro splendidi oggetti d’oro e d’argento.
Il cimitero dei tumuli di Vergina ha restituito più di 300 sepolcri databili tra l’età del ferro e l’epoca ellenistica (II sec. a. C). Sono soprattutto le tombe per l’inumazione nelle quali le donne venivano sepolte con i loro gioielli e gli uomini con le loro armi.
Queste scoperte hanno permesso di ricostruire l’abbigliamento femminile, abiti preziosi ornati da decorazioni in oro ed in argento.
Accanto ai defunti furono rinvenuti anche abbondanti corredi funerari, paioli in bronzo su treppiedi di ferro, utensili in argento, bronzo e ferro, figurine di terracotta e prodotti d’importazione, compresi anche vasi greci, attiti e dei corinzi.
Nelle tombe più ricche, i defunti venivano deposti su letti in oro ed in avorio. Un materiale così ricco e prezioso è stato infatti rinvenuto in diversi altri cimiteri della Macedonia.
Una categoria particolare di tombe appartenenti probabilmente al compagno del re tra la metà del IV secolo e la fine della prima metà del II sec. a.C., erano delle vere e proprie costruzioni sotterranee, con le pareti coperte da intonaci policromi, con dei letti di pietra, troni e nicchie dove deporre il corredo funerario.
A Vergina invece, nel 1977 e 1978, furono scoperte le armi, nelle tombe ancora inviolate dei re, tra cui quella di Filippo II, padre di Alessandro Magno.
Questa tomba infatti conteneva le armi, il diadema reale, gli utensili da tavola in argento e quelli in bronzo da bagno, una corona in oro, una custodia per le frecce in oro, uno scudo di gala e due sarcofagi d’oro in cui erano racchiuse le ossa bruciate del re e di una defunta. Quest’ultima era accompagnata da stupendi gioeilli in oro, e da una corona ed un diadema in oro.
Così, grazie agli archeologi dei musei della Macedonia che dirigevano i lavori in questa regione, una grande parte di questi tesori sarà esposta al pubblico : 361 oggetti preziosi, di un uso quotidiano, o monumentali, testimonianze di un regno che ha nutrito l’immaginazione degli uomini di tutti i tempi ed in cui nacque Alessandro Magno.
Fin verso gli anni ’50 le nostre conoscenze sulla Macedonia antica si concentravano principalmente sui personaggi di Filippo ed Alessandro, così come sui loro antenati e sui loro successori.
Le informazioni che noi possedevamo provenivano dagli autori antichi, ai quali ragioni politiche di stato impedivano spesso di essere obiettivi.
Le ricerche archeologiche, fino ad allora molto povere e limitate, avevano tuttavia una grande importanza poiché avevano permesso di porre le fondamenta della ricerca sulla preistoria.
I primi scavi sistematici a Vergina e Pella si svolsero negli anni ’50 e ’60.
Durante gli anni ’70 le tombe reali di Vergina furono portati alla luce splendidi oggetti, paragonabili ai pregevoli vasi in bronzo ed argento delle tombe di Derveni. Una nuova epoca nella ricerca archeologica i9n Macedonia era dunque già iniziata. Gli ultimi venti anni hanno fornito importanti testimonianze, che hanno illuminato epoche della storia della Macedonia rimaste oscure fino ad allora, come i periodi micenei, quello geometrico e arcaico.
L’obbiettivo di questa mostra è di tracciare, grazie alle scoperte dei recenti scavi, il cammino percorso dagli antichi Macedoni, popolo greco, della loro vita nomade sulle montagne del Pinde e dell’Olimpo fino all’epoca di Alessandro Magno, che propagò la cultura greca fino alle rive dell’India.
I visitatori della mostra, attraverso il percorso studiato appositamente e suddiviso in sezioni, comprenderà che l’opera di Alessandro non è stato un fenomeno isolato, dovuto ad una personalità forte e dominante, ma il punto culminante di una lunga evoluzione, parallela a quella del resto della Grecia.
L’organizzazione scientifica della mostra è stata resa possibile grazie al coinvolgimento di numerosi archeologi di vari musei della Macedonia: la maggior parte di essi ha anche redatto i testi del catalogo e le schede degli oggetti esposti.
Il contributo scientifico dei professori dell’Uni9versità di Tessalonico Dimitris Pandermalis, Cryssoula Paliadéli e Ioannis Akamatis, che attualmente dirigono gli scavi in Macedoni, è stato prezioso e fondamentale aiuto.